domenica 11 marzo 2012

FlowingRiver_RioAmazonas, 
il viaggio
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Ogni viaggio è ricerca. Ogni ricerca è il tentativo di tracciare i confini temporanei tra il noto e l’ignoto e così generare nuove forme, nuove idee, nuove culture.
Mitologie contemporanee, artifici dell’intelletto.
Eppure, ogni cultura è un punto di vista diverso su un unico problema, l’uomo.
Il cerchio è sempre aperto. La ricerca è una spirale. E non c’è cultura che sia definitiva, non c’è idea che non sia un esperimento.
Essendo l’uomo sconosciuto, almeno quanto Dio, il Cosmo e il Caos, siamo da sempre intenti a fornirne stupite descrizioni.
L’uomo non è nelle mani dell’uomo, sembrerebbe.
Eppure, oltre all’uomo escatologico, lontano nello spazio e ultimo nel tempo, c’è un uomo progettuale che abita il tempo e il mondo, e decide delle sue sorti.
E i due non sono due, ma sempre uno.
I progetti migliori sono discreti tra le cose perché delle cose preservano il mistero.
E, al contempo, sono rivoluzioni perché rivelano un modo nuovo e migliore di mettersi al cospetto di quel mistero.
Gli uomini che tentano la riconciliazione del senso ultimo con la materia prima, sono gli artisti.

Ma torniamo al viaggio e al racconto.
Il viaggio sarebbe infinito se non fosse arginato dalla nostalgia (che dice il dolore, algos, del ritorno, nostos). Perché solo tornando al punto di partenza e paragonando le visioni ai grumi dell’appartenenza, il genio dei luoghi ai nodi interiori che rivelano l’identità, possiamo infine raccontare ciò che abbiamo visto.
L’unico racconto possibile è il racconto delle cose, dei segni materiali tracciati sulla superficie del tempo. 

Ecco alcune narrazioni, alcuni frammenti, alcuni miraggi raccolti nel web:
il Rio Amazonas, genealogia di un mito.


Stefania Gaudiosi                                                                                                              
 

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